I locali di domani dovranno offrire servizi più evoluti, una reale esperienza di consumo. Baristi e ristoratori non dovranno essere solo formati ma diventare veri e propri sommelier del caffè. A loro spetterà la responsabilità di raccontare e spiegare l’origine del prodotto che stanno servendo, la qualità e il lavoro racchiusi nella tazzina. I consumatori dovranno uscirne arricchiti di informazioni ed emozioni. Solo così potremo trasformare l’atto di bere un caffè da mera abitudine a esperienza sensoriale e conoscitiva.

Il consumatore ha il diritto di conoscere la filiera di produzione, le relative attività di responsabilità sociale e degustare una qualità priva di difetti sensoriali. Ecco perché, come tutte le storie legate alla terra e ai prodotti agricoli, anche l’avventura del caffè non può che partire dalle origini, dalle piantagioni.

La produzione del caffè non potrà mai essere giusta se non ripartiamo dall’inizio, dalla sostenibilità del lavoro svolto dai contadini. La prima cosa sarà proprio riconoscere un giusto compenso al lavoro. Anche questo accresce il piacere e lo spirito di chi vende e consuma una tazza di caffè.